Una foto che schiaccia i nostri cuori: il bambino senza nome annegato nel mare mostra la crudele realtà dei rifugiati

Mesi fa, quella foto del piccolo Aylam è tornata a riva dallo stesso mare in cui sua madre e sua sorella sono morte e ci hanno lasciato senza parole. Ma non è stato l'unico, ci sono molti bambini che soffrono il colpo della guerra, circa 13 milioni in tutto il mondo. Al centro dell'attenzione, in questi giorni, i rifugiati siriani in fuga via mare dalla costa della Libia verso l'isola italiana di Lampedusa, la "via di mare più mortale al mondo", secondo Paula San Pedro, responsabile dell'impatto sull'azione umanitaria a Oxfam Intermón .

Il simbolo di quella tragedia silenziosa, che sembra essere già stato anestetizzato, è questa immagine che stringe i nostri cuori. Quella di un bambino che è annegato nel Mar Mediterraneo ed è stato salvato dalla ONG tedesca Sea Watch, che ha diffuso l'immagine per attirare l'attenzione la crudele realtà in cui vivono i rifugiati. Non conosciamo il suo nome, la sua età, la sua storia o dove siano i suoi genitori.

Nessuno sa chi sia e probabilmente nessuno rivendica il suo corpo senza vita. Tutto ciò che sappiamo è che si ritiene che sia annegato nel relitto di un peschereccio di legno sovraccarico che è partito da Sabratha (Libia) lo scorso giovedì sera e non ha resistito alla traversata. "Aveva le braccia tese. Sembrava una bambola", ha detto Martin a Reuters, l'uomo che lo ha salvato dall'acqua e quello che vediamo nella foto con il bambino tra le braccia.

Martin, che è anche il padre di tre figli, ha detto alcune parole commoventi:

"Ho afferrato l'avambraccio del bambino e ho messo il suo corpo tra le mie braccia per scaldarlo, come se fosse ancora vivo ... Il sole splendeva nei suoi occhi amichevoli ma immobili."

"Ho iniziato a cantare per confortarmi e dare una sorta di espressione a questo momento incomprensibile e straziante. Solo sei ore fa questo bambino era vivo."

Hanno anche rimosso dall'acqua altri 45 morti e 135 sopravvissuti, gonfiando l'elenco delle vittime di guerra. Si stima che quest'anno siano state annegate oltre 2.300 persone.

Qualcosa dovrà essere fatto

Le ONG stanno ribadendo la necessità di stabilire modi sicuri e legali per impedire ai migranti e ai rifugiati di essere costretti a scegliere di rischiare la vita in cerca di rifugio o di una vita dignitosa in Europa.

"Non possiamo girare la testa", ha detto Eva Compes, una madre che è stata a Lesbo per un mese per mano di Medici del mondo. Ci ha raccontato storie molto difficili in cui i bambini e le donne sono sempre i più vulnerabili.

Vi lasciamo un video dell'UNICEF creato proprio per creare consapevolezza su queste storie che non sono fatte per i bambini, ma purtroppo le vivono.